Il 10 giugno 2019 è stato presentato Rinascimento perduto. La letteratura italiana sotto gli occhi dei censori. Secoli XV-XVII (il Mulino 2019), di Gigliola Fragnito.
Quest'opera, che è la terza parte di un discorso iniziato con La Bibbia al rogo (1997) e proseguito con Proibito capire (2005), ricostruisce i meccanismi che portarono alla manipolazione di numerose opere mediante l'espurgazione, la profonda trasformazione di generi letterari e la prassi dell'autocensura. Lo scopo dell'azione repressiva della Chiesa tridentina era la moralizzazione dei fedeli, in particolare degli homines simpliciores, ma non vi è dubbio che, assieme alla rimozione dei libri di contenuto biblico in volgare, essa consentì alla gerarchia ecclesiastica di esercitare un grande influsso sulle coscienze.
Un libro che aiuta a capire, insomma, come il percorso della letteratura italiana sia stato segnato dalla censura religiosa; come novelle, epistolari, trattati, satire e poemi cavallereschi siano stati emendati (e talora dati alle fiamme), mentre i loro autori pativano non solo l'intervento delle congregazioni del Sant'Uffizio (fondata nel 1542) e dell'Indice (fondata nel 1571), ma anche quello della propria autocensura.