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Il paesaggio degli arcivescovi. Processi di trasformazione del territorio tra alto e basso Medioevo nelle Marche settentrionali

Il paesaggio degli arcivescovi. Processi di trasformazione del territorio tra alto e basso Medioevo nelle Marche settentrionali

Il 31 ottobre 2018 si è discusso il libro di Daniele Sacco, Il paesaggio degli arcivescovi. Processi di trasformazione del territorio tra alto e basso Medioevo nelle Marche settentrionali (Guerini e associati 2018, pp. 248)

Lo studio, relativo all'area medio-adriatica posta nel nord delle Marche al confine con la Romagna, è un riuscito tentativo di fare archeologia del paesaggio basandosi soprattutto su fonti documentarie.
Il territorio in questione, che oggi in gran parte ricade nel parco naturale regionale del San Bartolo, era già in età romana un'area fiorente, un importante nodo viario e socio-economico; ma fu nel Medioevo, sotto il controllo degli arcivescovi di Ravenna, che quelle terre fiorirono. Lo studio indaga nel tempo l'aspetto demico, l'assetto dell'habitat, l'entità delle coltivazioni e rievoca talora persino i nomi dei fondi agricoli e dei loro fittavoli bassomedievali. Si delinea così l'evoluzione diacronica di un contesto che vide attive tre pievi - San Cristoforo, San Pietro e Santa Sofia - e sette castelli dal diverso destino: Casteldimezzo, Fanano, Fiorenzuola di Focara, Gabicce, Gradara, Granarola e Monte Corbino.

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