Il 20 settembre 2017 è stato presentato il volume di Carlo De Maria, Le biblioteche nell'Italia fascista (Biblion, Milano 2016, pp. 360)
Un libro interessante, che muove dalla politica bibliotecaria del fascismo (amministrazione, controllo censorio, gestione del personale, promozione della pubblica lettura, ecc.) e finisce per studiare dall'interno l'evoluzione del regime. Anzi, proprio partendo da un aspetto apparentemente secondario - le biblioteche nel Ventennio - lo studio di Carlo De Maria ricostruisce la complessità e anche il divenire storico di quel regime. L'attenzione inedita che il fascismo dedico? a tutte le biblioteche (governative, provinciali e comunali, fino alle minuscole "bibliotechine" scolastiche e rurali) trovava una precisa ragione nella "funzione nazionale" che alle stesse veniva assegnata, tra motivi di prestigio, di formazione culturale degli italiani e di controllo sociale. Per molti versi il governo fascista accolse per la prima volta esigenze ampiamente sentite dagli operatori delle biblioteche italiane, a conferma della necessita? storiografica di riflettere sulle esperienze professionali delle élites tecnico-specialistiche e sul loro rapporto con la politica durante il ventennio fascista. Negli anni Trenta la riorganizzazione delle biblioteche popolari e il nuovo impulso dato alle soprintendenze bibliografiche delinearono "una via italiana alla biblioteca pubblica", che tuttavia rimase assai lontana da ogni idea di autonomia locale.