Mercoledì 16 maggio 2012 Marco Severini, dell’Università degli studi di Macerata, ha presentato il volume da lui curato, L’Italia e la guerra di Libia. Temi e questioni storiografiche, atti dell’omonimo convegno di studi tenutosi a Pesaro il 28 ottobre 2011 grazie a un’iniziativa di collaborazione tra l’Associazione di Storia Contemporanea di Macerata e la Società pesarese di studi storici volta a ricordare il primo centenario della guerra italo-turca, più nota come guerra di Libia.
Gli atti sono poi stati distribuiti ai soci.
I cent’anni dalla guerra italo-turca (1911-2011) non hanno costituito un momento di particolare riflessione, anche perché il 2011 è stato dedicato al 150° dell’Unità e il diverso peso dei due eventi ha per così dire oscurato la ricorrenza dell’impresa coloniale. Tuttavia la guerra di Libia – come comunemente si dice, sebbene il termine Libia entri in uso solo nel 1934, con il governatorato generale che abbraccia Tripolitania e Cirenaica – nella storia d’Italia del primo Novecento segna un evento capitale.
L’Italia andò in Libia per molte ragioni: prestigio, affari, eredità romana, perché le terre d’oltremare assorbissero quote di popolazione. Decisa dal IV ministero Giolitti a parlamento chiuso, rispetto alle precedenti imprese africane quella guerra provocò però un largo entusiasmo, nonostante qualche voce contraria. Il conflitto disegnò una geografia politica paradossale: deliziò i nazionalisti di Luigi Federzoni, fu gradito a “La Voce” di Giuseppe Prezzolini, a “La Stampa” di Alfredo Frassati, al “Corriere della Sera” di Luigi Albertini ma attrasse anche frange di socialisti riformisti, di sindacalisti rivoluzionari e pure molti cattolici. Poeti di diverso temperamento lo sostennero. Gabriele D’Annunzio cantò l’impresa nelle Canzoni delle gesta d’oltremare; Giovanni Pascoli ritenne che l’Italia, “grande proletaria”, stava finalmente trovando per i suoi figli « una vasta regione bagnata dal nostro mare […] che già per opera dei nostri progenitori fu abbondevole d’acque e di messi, e verdeggiante d’alberi e giardini, e ora da un pezzo, per l’inerzia di popolazioni nomadi e neghittose, è per gran parte deserto».
Il conflitto costò 3.431 morti italiani (i caduti turco-arabi sono stimati oltre 14.000) e spese per 512 milioni di lire (le opposizioni sostennero che il costo era ben superiore).
Sommario:
Marco Severini, Prefazione
Riccardo Paolo Uguccioni, Introduzione
Antonino Zarcone, La guerra italo-turca del 1911-1912 per la sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica
Aldo A. Mola, La guerra italo-turca per la sovranità sulla Libia. Vittorio Emanuele III, Giolitti e San Giuliano
Costantino Di Sante, La stampa e la guerra di Libi
Simona Behre, Resistenza e ribellione in Tripolitania: la guerra del 1911 e il movimento del jihad
Paolo Giovannini, I cattolici, il trust grosoliano e la guerra di Libia
Marco Severini, Da outsider a protagonisti: Mussolini e Nenni di fronte all’impresa libica (Marco Severini)
Fiorenza Taricone, Teresa Labriola, le donne italiane e il conflitto libico (Fiorenza Taricone)
Lidia Pupilli, Un’opposizione divisa: il Pri e la guerra tripolina (Lidia Pupilli)
Eleonora Marsili, La dialettica politica: Pesaro e le voci della periferia (Eleonora Marsili)
Gilberto Piccinini, 1911: il 50° anniversario dell’Unità e la guerra di Libia (Gilberto Piccinini).